20 marzo 2010
ore 20.30
Auditorium di Cà Granda
via Cà Granda 19, Milano
Per raccontare la storia dell’isola di Hispaniola, drammaticamente colpita dal terremoto del 12 gennaio, le associazioni Last e ColorEsperanza invitano alla proiezione di
da FilmUP
“The agronomist” (L’agronomo) è un documentario diretto da Jonathan Demme, presentato alla 60 ° Mostra del cinema di Venezia nella sezione “Nuovi territori”.
Il documentario e’ un omaggio al giornalista, radioreporter e militante dei diritti umani Jean Dominique e racconta la storia della sua lotta contro l’ingiustizia e l’oppressione e la sua crociata per la libertà e la democrazia ad Haiti.
In novanta minuti il regista di film come “Il silenzio degli innocenti” e “Philadelphia” narra 50 anni della battaglia condotta da Dominique tramite la radio da lui fondata, Radio Haiti, una vera e propria voce di libertà in un Paese oppresso dalla dittatura. I documenti utilizzati da Demme sono lunghe interviste che lo stesso Dominique ha rilasciato sia ad Haiti sia durante i due lunghi periodi di esilio a New York, inframmezzati da filmati girati ad Haiti che riprendono la popolazione dell’isola nella campagne e nelle zone rurali.
Il lavoro di Demme ha un forte impatto emotivo dovuto principalmente alla travolgente personalità di Dominique. Nato da una famiglia agiata e cresciuto in clima colto e liberale, Jean diventa un agronomo negli anni ’50 studiando anche a Parigi. Tornato sull’isola, inizia ad istruire i contadini – ai quali resterà legato fino alla fine – su come sfruttare al meglio la terra che lavorano. In una Paese governato da pochi latifondisti, la sua attività non poteva non cozzare con gli interessi di quest’ultimi. Quando gli capita la possibilità di acquistare un’emittente radiofonica, Jean non perde tempo e trasforma la radio in un vero e proprio strumento di informazione e quindi di libertà.
Una personalità versatile e contraddistinta da un forte senso di indipendenza culturale (“Tu sei haitiano. Non sei francese, non sei inglese, non sei americano” gli ripeteva il padre) si scaglia, ma sempre con la sola arma della ragione, contro gli Stati Uniti, rei di aver da sempre manipolato le sorti politiche di Haiti, tenendola sotto il giogo di un potere violento e repressivo. “Una telefonata” dice Jean “basterebbe una telefonata da parte del Presidente degli Stati Uniti e ad Haiti tornerebbe la democrazia”.
Emblema di indipendenza intellettuale e politica, non risparmia quei governanti della sua isola che si allontanarono dagli ideali di democrazia e onestà per i quali erano stati eletti.
Il 3 aprile 2000 alle ore 6:05 p.m., all’età di settant’anni, viene ucciso davanti all’entrata del palazzo della sua radio.