Il Centro Bonò è una delle realtà che ColorEsperanza ha scelto di sostenere dopo il terremoto di Haiti. Il suo direttore, Moreno, si trova da qualche giorno a Port-au-Prince e ci ha inviato una lettera sull’andamento delle attività. Ribadiamo la nostra scelta di aiutare solo associazioni dominicane o haitiane che lavorino insieme alla popolazione colpita. Chi volesse contribuire lo può fare tramite Paypal o bonifico bancario specificando la causale “Emergenza Terremoto”.
Traduciamo alcuni passaggi della lettera del 20 gennaio:
Dopo la nuova scossa di terremoto “Un amico giornalista haitiano mi ha detto che la gente a Jacmel si è fatta prendere dal panico e molte case che erano state danneggiate han finito per cadere, anche se al momento non sembra esser stata registrata nessuna vittima.
Oggi abbiamo girato la città per provare a recuperare informazioni per sapere se la gente sta ricevendo aiuti e in che modo noi possiamo aiutarla con quello che abbiamo. La prima impressione è che la gente è in strada a vendere quello che ha, e a provare a generare qualche entrata per andare avanti. In questo senso, le strade sono piene di punti di vendita ambulanti e la gente vende frutta, cibo e bibite. In particolare c’è molta gente vendendo acqua.
(…)
Tra le persone della capitale stanno succedendo due cose: da una parte molta gente si sta raggruppando in accampamenti improvvisati che si sono stabiliti in piazze, parchi, campi da calcio e altri spazi aperti e che cercano di organizzarsi per trovare aiuti; dall’altra molta gente ha deciso di tornare alle sue città di provincia, provare a cercare fuori da una capitale distrutta un luogo dove ritornare. Per questo il governo ha organizzato degli autobus gratuiti per coloro vogliano cercare di raggrupparsi con i famigliari all’interno, in altre province o nelle zone rurali.
Nonostante le notizie della cooperazione internazionale, gli aerei lanciando aiuti umanitari e lo sbarco di migliaia di marines, ancora nelle strade si parla di necessità e si trovano molte lenzuola utilizzate come improvvisati cartelli chiedendo aiuto. Quando ci siamo avvicinati ad alcuni di questi accampamenti ci hanno detto che hanno ricevuto pochissimo e che la necessità è ancora grande. Anche, adesso che abbiamo una nostra equipe medica, stiamo chiedendo se hanno bisogno di qualche tipo di servizio per poter provare a somministrarla.
(…)
Nonostante la fatica e che ogni momento il volume di lavoro aumenta, credo che con il passare dei giorni abbiamo raggiunto un coordinamento migliore e facciamo un lavoro più efficace. Speriamo che questa notte gli aerei ci permettano dormire perchè domani sarà un giorno di tanto lavoro.”
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