I collegamenti con Haiti sono difficili, ciò nonostante Caribe Tour e Terra Bus, due compagnie di autobus dominicane continuano ad effettuare la regolare corsa giornaliera che parte alle 11 da Santo Domingo. La corsa però finisce, genericamente, nei pressi di Port au Prince. Sospesi i voli aerei.
Dalla Repubblica Dominicana partono anche 300.000 razione giornaliere di cibo, passando dalla frontiera di Jimanì (nel 2004 luogo di una spaventosa inondazione che portò più di 2.600 morti).
Il Centro Juan Montalvo (Centro Bonó) con altre 200 organizzazioni popolari dominicane ha organizzato una raccolta di beni di prima necessità e li sta distribuendo attraverso una rete di collegamenti paralleli a quella statale.
Almeno 200 feriti sono ricoverati presso il piccolo ospedale di Jimanì, molti dei quali arrivati lì con mezzi di fortuna privati. Il governo dominicano ha istallato un ospedale da campo che assiste qualche centinaia di vittime. La frontiera è presidiata dall’esercito.
Infine, un convitto per giovani a Salcedo (che vedete nella foto del nostro Calendario), nostro partner, ci ha appena comunicato che presto arriveranno da loro otto giovani orfani haitiani. Il Governo dominicano sta implementando una rete per garantire alloggio e vitto agli orfani tramite le organizzazioni di volontariato del paese. Avranno grande bisogno di sostegno economico, perchè la casa, pensata per una quindicina di persone, ne ospita già più di 25. Con l’arrivo dei nuovi ospiti ci sarà bisogno di compare letti e adeguare la struttura, oltre alle spese di mantenimento.
ColorEsperanza sosterrà anche l’accoglienza degli orfani a Salcedo, grazie ai fondi che stiamo raccogliendo.
Notizie dirette da Mario Serrano, gesuita dominicano direttore del Centro Bonòappena tornato da una visita ad Haiti: sono entrati da Jimanì, i primi tre villaggi non presentavano danni evidenti, dalla zona di Tabare in poi ci sono molte case collassate. Non c’è copertura telefonica o internet. Uscendo verso Delman si incontrano file di persone che hanno raccolto le poche cose rimaste e si dirigono verso la Repubblica Dominicana portandole in testa. Non ci sono mezzi pubblici di trasporto, la gente si muove a piedi. Ci sono molti accampamenti improvvisati. I supermercati sono tutti distrutti, non ci sono viveri e acqua, l’odore dei morti, in alcuni punti è fortissimo. A Port au Prince la situazione è devastante: tutti gli edifici statali sono distrutti, questo spiega perchè lo Stato haitiano non ha potuto fare ancora nulla. Ugualmente distrutti tutti gli edifici religiosi e civili. I locali delle ONG che hanno visitato sono tutti collassati. Non c’è una società civile in grado di reagire. La parte commerciale è completamente distrutta, zero negozi, zero banche. Il Parco centrale è pieno di gente ferita e senzatetto senza nessun tipo di assistenza, manca acqua. Solo mentre stava venendo via si sono visti i primi accenni di assistenza.